Scritti politici e autobiografici

Questa raccolta di scritti, politici ma certamente anche autobiografici, senza necessariamente fare una distinzione, è stata editata la prima volta dalla Casa editrice Polis di Napoli nel 1944. Era un momento assai delicato nella storia dell’Italia moderna postfascista.

Era il momento in cui era necessario far conoscere il vero aspetto della repressione fascista e fornire una testimonianza diretta della voce, una delle più alte, dell’antifascismo attraverso il racconto delle persecuzioni e dei processi.

La selezione di questi scritti piuttosto che altri, magari di più specifica analisi politica ed economica, non fu certamente fatta da Gaetano Salvemini che firma la prefazione (1). Si trattava invece certamente di una scelta editoriale perché si riteneva urgente legittimare e dare voce ad una diversa idea di “socialismo”, quale emerge appunto dagli scritti di Rosselli, consolidato da un antifascismo che si è fatto staffetta tra le generazioni ed in questo abbia trovato nuova linfa.

Scritti politici, si è detto, ma certamente anche autobiografici. In realtà in questi scritti è praticamente impossibile scindere ciò che è analisi politica da ciò che è vita dell’autore, tra i fondatori del movimento “Giustizia e Libertà”. Le pagine fremono di passione giovanile, di tensione ideale, di sete di giustizia.

A questo indirizzo potete scaricare gratuitamente il testo:
https://www.liberliber.it/online/scritti-politici-e-autobiografici-di-carlo-rosselli/?fbclid=IwAR0Uxx36KKNFFg2crVPZK0cxgnWqst0nybNx00zl1-jQBY5PZw4YRurzv38

Un democratico ribelle

Lettere, documenti, testimonianze relative alla vita di Ernesto Rossi e ai tanti suoi maestri tra cui: Gaetano Salvemini, i Fratelli Rosselli, Riccardo Bauer, Ferruccio Parri. La sua corrispondenza privata durante gli anni del carcere e del confino, il racconto della sua vicenda umana e politica. Il racconto del suo ruolo all’interno del Partito d’Azione, una lunga intervista alla moglie ed una serie di aneddoti e ricostruzioni sulla sua e la vita dei suoi amici e compagni come Vittorio Foa, Eugenio Colorni, Altiero Spinelli.

Psicologia di massa del fascismo

Psicologia di massa del fascismo è una veduta d’insieme fatta dallo psicoterapeuta, iniziatore della psicosomatica, sulla condizione interiore che caratterizzava il conformismo del cittadino tedesco prima dell’avvento del nazismo. Analisi corporea e caratteriale del cittadino perfettamente ossequioso verso il potere, quelli che poi la commissione che gli americani istituirono per processare i criminali di guerra nazisti, definirono, tramite i loro questionari, i “Gregari”. Un libro che fornì materiale prezioso ai più noti Marcuse e Fromm. Descrizioni che lette ancora adesso, danno da pensare sul presente.

Lombardi e il Fenicottero

Obiettivo del libro è recuperare l’immagine di un politico atipico, eretico, che per onestà, coerenza, genialità, immaginazione, lungimiranza, fu portatore di un’identità umana assolutamente diversa rispetto alla idea di una politica ridotta a pura gestione del potere, lontano com’era dalle logiche opportunistiche. Ma non solo. Il libro ripropone anche la figura di Ena Viatto, il Fenicottero del titolo, staffetta partigiana, la compagna di Lombardi, la quale ebbe un ruolo importante nella vita dell’Ingegnere socialista.

La sua attenzione, vicinanza e comprensione senza appiattimenti e condanne, di quanto in quegli anni ribolliva nel mondo giovanile, studentesco ed operaio ma anche nel mondo femminile, ne hanno fatto uno dei punti di riferimento affidabili ed insostituibili, un argine solido alla violenza, anche verbale: la sua prassi politica, la non-violenza, non è stata affatto rinuncia alla contestazione dell’esistente, dello status quo, tutt’altro.
Lombardi per tanti, tantissimi giovani di ogni epoca, è stato il faro per orientarsi, un uomo di cui ci si poteva fidare a occhi chiusi: non ha vinto, quanto a consensi e voti, ma non è stato sconfitto dalla storia: il suo riformismo rivoluzionario non è finito sotto le macerie del Muro di Berlino come il comunismo. Il suo rammarico, la sua amarezza mai taciute ma sempre ribadite sono state la mancata ‘rivoluzione democratica e liberale’ nel passaggio dal ventennio fascista alla Repubblica, quando alla Costituente fu tolto il compito di legiferare, cioè intervenire per riformare, quando all’epurazione si preferì l’amnistia, quando ancora si inserirono i Patti Lateranensi nella Costituzione.

Francesco Fancello

Nato a Oristano (Cagliari) il 19 marzo 1884, deceduto a Roma nel 1970, laureato in Legge, giornalista e scrittore.

Durante la Prima guerra mondiale, alla quale partecipò come ufficiale degli Arditi, fu decorato con due Medaglie d’argento. Con Emilio Lussu fu tra i fondatori del Partito sardo d’Azione. Convinto antifascista, nel 1927 fu licenziato, per le sue idee, dagli Ospedali Riuniti di Roma, dove era diventato, in pochi anni, direttore amministrativo. Trasferitosi a Montepulciano (Siena), per amministrarvi una tenuta e fare il precettore, Fancello mantenne i contatti politici con i dirigenti di “Giustizia e Libertà”, sino a che (nell’ottobre del 1930), fu arrestato con Riccardo Bauer, Ernesto Rossi e altri esponenti azionisti.

Nel maggio del 1931, il Tribunale speciale lo condannò a 10 anni di reclusione. Ne trascorse cinque in carcere e, in seguito ad un’amnistia, altri cinque al confino a Ponza. Nel 1938 un altro processo, a Napoli, gli valse il trasferimento a Ventotene, dove restò sino alla caduta del fascismo. Dopo l’armistizio, Francesco Fancello partecipa attivamente alla Resistenza, nella Capitale occupata dai nazisti. Membro del Comitato esecutivo del Partito d’Azione, dirige con Leone Ginzburg il periodico clandestino Italia Libera. Dopo la Liberazione e lo scioglimento del Partito sardo, Fancello passa al PSI e dirige a Genova, con Sandro Pertini, Il Lavoro. Continua a coltivare la sua passione per la narrativa, che si tradurrà nelle opere (firmate con lo pseudonimo di Francesco Brundu): Il diavolo tra i pastori (Mondadori, 1945), Il salto delle pecore matte (De Carlo, 1949), Adalgisa e altri racconti (pubblicato postumo dalla Edes di Sassari, nel 1997). Dello stesso autore, si ricorda il saggio (edito a Roma, nel 1944, dalla Poligrafica Italiana), Il Partito d’Azione nei suoi metodi e nei suoi fini.

 

Carlo e Nello Rosselli – Testimoni di Giustizia e Libertà

Con una capacità sintesi notevole e grande immediatezza, il libro ci restituisce una pagina di storia poco raccontata e apre alla storia di una famiglia ebrea singolare, figlia del Risorgimento e dell’ondata mazziniana, nella quale cultura e impegno sono stati un matrimonio indissolubile. Il testo è l’occasione per saldare l’Italia e la città di Firenze con un respiro europeo e oggi torna di particolare attualità. Soprattutto è lo spunto per una riflessione sulla democrazia nel senso più alto quale matrimonio tra Giustizia e Libertà, un gioco da equilibristi, sulle orme del socialismo e dei socialisti in chiave anti-marxista. Quando il pensiero è coraggioso e “scomodo” perché autentico rimane inascoltato.

Il libro di Valdo Spini diventa dunque uno stimolo per una rilettura critica del pensiero e della storia della liberazione dal Fascismo e l’avvio della giovane democrazia italiana nel contesto dell’Europa tra alterne vicende di totalitarismi e dittature.