La Rivoluzione Liberale

La rivoluzione Liberale
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Il saggio venne pubblicato nel 1924, quando Piero Gobetti aveva solo 23 anni, in 1000 esemplari e divenne subito introvabile, in quanto il regime richiese la distruzione di parte dell’edizione presso i magazzini della casa editrice. Durante il secondo conflitto mondiale, il Partito d’Azione tentò di recuperarlo e distribuirlo clandestinamente, ma il tentativo fallì per l’impossibilità di rinvenire tutto il materiale editoriale. Solo nel 1948, con la prima ristampa curata dalla case editrice Einaudi, il libro poté essere letto e diventare una pietra miliare della cultura italiana del dopo-guerra.

L’idea originaria è quella di una raccolta di articoli, poi Gobetti giungerà, su sollecitazione di Rodolfo Mondolfo, all’elaborazione di un progetto unitario, «un libro di teoria liberale, pensato e scritto secondo un piano organico», come scrive lo stesso Gobetti nella Nota conclusiva alla prima edizione.

Attraverso l’analisi critica della lotta politica in Italia, cogliendo la grande novità della forza popolare del movimento socialista e comunista, e partendo dall’idea del processo risorgimentale ancora da realizzare compiutamente, Gobetti sviluppa la teoria sulla formazione di una «classe politica che abbia chiara la coscienza delle sue tradizioni storiche e delle esigenze sociali nascenti dalla partecipazione del popolo alla vita dello Stato». Egli è convinto che non può formarsi Stato moderno senza il contributo delle masse operaie e contadine che si stanno affacciando sul proscenio della storia, ma queste vanno fatte incontrare con le energie migliori della società liberale, gli imprenditori “illuminati”, i risparmiatori. Questa è la Rivoluzione liberale, concetto, in verità, non molto diverso da quello di “blocco storico” elaborato da Antonio Gramsci.

E poi c’è l’analisi del fascismo che rappresenta il primo – peraltro in “presa diretta” – e serio tentativo di comprensione del fenomeno sociale e storico. Il paragrafo, L’elogio della ghigliottina, infatti, in maniera lucida e con una incredibile profondità di analisi, coglie prima di tutti il carattere istintuale e metafisico, più che ideologico, del fascismo, traducendolo così come “autobiografia della nazione”, e principalmente come rivoluzione del ceto medio.

Il pensiero di Gobetti ancora oggi offre campo per dispute storico-politiche a dimostrazione, d’altro canto, della sua attualità storica. Grande merito, comunque, va riconosciuto a coloro che cercarono di rinnovarne memoria ed insegnamento: il movimento di Giustizia e Libertà sul piano politico, l’opera di Carlo Rosselli e del filosofo Norberto Bobbio, sul piano della riflessione filosofica.

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