I dannati della terra

Pubblicato per la prima volta nel 1961, a pochi giorni dalla morte del suo autore, I dannati della Terra è diventato un classico, fonte di ispirazione e modello di riferimento ancora oggi attuale.

Nel libro prendeva corpo la straordinaria tensione tra l’urgenza di offrire una prospettiva politica alle lotte di liberazione del Terzo Mondo e l’approfondimento dell’analisi del sistema coloniale, di cui quest’opera rimane un eccezionale documento storico. Il libro getta le sue radici nell’esperienza drammatica della rivoluzione algerina, anche se la sua prospettiva ne trascende di gran lunga i confini. Di fronte agli straordinari problemi che la società europea oggi affronta, alle prese con nuovi cittadini immigrati dal Terzo Mondo e nel tentativo di realizzare una convivenza multiculturale, la lucidità dell’analisi di Fanon sulle derive del nazionalismo e sui paradossi del post-colonialismo rimangono di grande rilevanza.

L’ aria della libertà. L’Italia di Piero Calamandrei

«Io ricordo che negli anni pesanti e grigi nei quali si sentiva avvicinarsi la catastrofe, facevo parte di un gruppo di amici che, non potendo sopportare l’afa morale delle città piene di falso tripudio e di funebri adunate coatte, fuggivamo ogni domenica a respirare su per i monti l’aria della libertà…». Le istantanee scattate dalla Rolleiflex di Piero Calamandrei raccontano l’atmosfera – allegra e malinconica – di queste brevi fughe per pievi e abbazie, siti archeologici e luoghi d’elezione di artisti e poeti, destinazioni scelte col desiderio di ritrovare quella «tradizione di civiltà» di cui s’era «smarrito il senso». Alla ricerca del «vero volto della patria», insieme a Calamandrei, alcuni dei più importanti intellettuali antifascisti che, all’indomani della fine della guerra, furono tra i protagonisti della rinascita morale e civile del paese.

Scritti scelti di un socialista libertario

Di Andrea Caffi ci ha lasciato quasi un trentennio fa un indelebile ricordo Alberto Moravia col descriverlo come “un uomo romantico che ha avuto [ …] degli ideali e al tempo stesso un’espressione delusa, ironica, amara e lungimirante con la quale sembrava dire: c’era da aspettarselo”; mettendo nel prosieguo in luce altre qualità come la profonda cultura, l’indomita curiosità, causa ed effetto del suo lungo peregrinare per mezza Europa, il netto rifiuto verso ogni forma di omologazione, la sostanziale freschezza mantenuta nonostante il passare del tempo e le traversie della vita.
Il ritratto si concludeva con la scoperta da parte dello scrittore romano delle due anime caffiane: quella illuminista francese che lo portava a cercare di spiegare il mondo partendo comunque sempre dal dubbio, e quella populista russa che lo spingeva a solidarizzare con i ceti subalterni.
Il suo socialismo libertario parla di individui e società, di giustizia e libertà, di laica fratellanza e umanità rigenerata, di storia e cultura, e di altro ancora: ecco i buoni motivi per ripubblicare Caffi ai giorni nostri, proprio nel momento in cui tornano alla ribalta abusate parole d’ordine quali “Dio, patria e famiglia”.

Il cavaliere dei Rossomori-Vita di Emilio Lussu

La biografia risale al 1985, racconta la vita, l’esperienza della Grande Guerra, la lotta allo squadrismo, il carcere, il confino, la fuga a Lipari con Rosselli e Nitti, l’attività antifascista all’interno di GL svolta dall’estero e il contributo al Partito d’Azione e al Psd’az. Il suo essere fortemente a sinistra sempre, ma allo stesso tempo svincolato dal Partito Comunista. Il ritratto di un grande socialista liberale.

Come farla finita con il fascismo

«Non vogliamo che su questa pagina della vita italiana, su questa carica morale si possa stendere un comodo lenzuolo di oblio. Questo no, compagni giovani. Ora tocca a voi.»

Ferruccio Parri, uno dei maggiori esponenti dell’antifascismo italiano e della Resistenza, è una vera e propria guida. I suoi scritti e i suoi discorsi ci conducono, ancora oggi, attraverso una ragnatela di parole chiave necessarie per contrastare il ritorno di retoriche e pratiche violente e identitarie. Che se fasciste non sono, al fascismo assomigliano molto.

Psicologia di massa del fascismo

Psicologia di massa del fascismo è una veduta d’insieme fatta dallo psicoterapeuta, iniziatore della psicosomatica, sulla condizione interiore che caratterizzava il conformismo del cittadino tedesco prima dell’avvento del nazismo. Analisi corporea e caratteriale del cittadino perfettamente ossequioso verso il potere, quelli che poi la commissione che gli americani istituirono per processare i criminali di guerra nazisti, definirono, tramite i loro questionari, i “Gregari”. Un libro che fornì materiale prezioso ai più noti Marcuse e Fromm. Descrizioni che lette ancora adesso, danno da pensare sul presente.

Non Mollare (1925)

Nel gennaio 1925, anno I della dittatura fascista, un gruppo di intellettuali fiorentini intraprese una battaglia politica per la libertà d’informazione con il foglio clandestino “Non Mollare”. Tra i fondatori, Carlo e Nello Rosselli, Gaetano Salvemini, Ernesto Rossi, Nello Traquandi. Il giornale durò pochi mesi, per la dura repressione subita da promotori e diffusori. Il volume propone la ristampa anastatica dei numeri usciti, testimonianze autobiografiche di Gaetano Salvemini (sul “Non Mollare”), Ernesto Rossi (sull’organizzazione Italia Libera) e Piero Calamandrei (sul Circolo di Cultura e la repressione a Firenze nel 1924-25) e l’introduzione di Mimmo Franzinelli.

Storia del Partito d’Azione

Il libro racconta la storia del Partito d’Azione dalla sua fondazione nel 1942 al suo scioglimento nel 1947. Si ripercorrono la formazione del suo gruppo dirigente, il radicamento sociale e, soprattutto, il grande contributo dato dalle formazioni di Giustizia e Libertà alla lotta partigiana contro i nazisti e i fascisti. La narrazione si conclude con la diaspora che seguì alla dissoluzione del partito e che portò tanti azionisti ad innervare la cultura e la politica italiana.

La Rivoluzione Etica – Da Giustizia e Libertà al Partito d’Azione

Vittorio Cimiotta è un prezioso testimone delle vicende del Partito d’Azione. Nell’immediato secondo dopoguerra aveva preso la tessera della Fgr provenendo dai giovani simpatizzanti del Pd’A scioltosi nel 1947 dopo il grave insuccesso elettorale del 1946 che ne determinò l’anno dopo lo scioglimento. L’obiettivo del libro di Cimiotta non è quello del saggio accademico, ma di un vero e proprio manuale di storia azionista con una introduzione dello storico Nicola Tranfaglia e una preziosa appendice che riporta un vasto repertorio biografico dei principali esponenti di quei filoni del liberalismo, del liberalsocialismo, del socialismo-liberale, dell’azionismo che continuano a costituire, nel solco delle tradizioni migliori del liberalismo progressista, del repubblicanesimo, e del socialismo democratico ed europeista una scuola di pensiero politico, ma anche una palestra di etica pubblica finora non superata dalle esperienze di altri filoni dell’idealismo politico novecentesco. Prevale, nella chiave di lettura di Cimiotta, prima di ogni altra valutazione di ordine ideologico o politico, il giudizio morale sulle virtù che la grande maggioranza prima dei giellisti e poi degli azionisti seppero dimostrare sia negli anni della cospirazione antifascista, sia in quelli della lotta militare sia essa combattuta in Spagna a fianco dell’esercito repubblicano, sia nelle formazioni partigiane fra il settembre del 1943 e l’aprile del 1945. Il collegamento con la contemporaneità in questo libro è espresso dall’aspra critica che l’autore ha nei confronti di chi violi il senso del bene comune, il rispetto delle leggi dello Stato e soprattutto della Carta Costituzionale. Se da un lato Cimiotta esalta la lotta dei partigiani non si censura quando esprime la netta condanna di alcuni misfatti attuati da una ristretta minoranza di partigiani che si sarebbe dovuto perseguire penalmente senza indugio o il dramma delle foibe praticate contro settori della popolazione italiana istriana e giuliano-dalmata.

Nell’album di famiglia delle grandi correnti che diedero vita prima a Gl e poi al Pd’A sono anche raccolte le schede di 55 fra i più importanti dirigenti di quella straordinaria esperienza umana e politica. Oltre a personaggi di primo piano come Piero Gobetti, i fratelli Nello e Carlo Rosselli, Emilio e Joyce Lussu, Duccio Galiberti, Ferruccio Parri, Vittorio Foa, Riccardo Lombardi, Ugo La Malfa, Ernesto Rossi anche grandi figure di intellettuali come Norberto Bobbio, Franco Venturi, Aldo Visalberghi, Bruno Zevi, Aldo Capitini, Guido Calogero e altri ancora come Luigi Salvatorelli e Michele Cifarelli in strettissimo rapporto con l’Ami, per non parlare di Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini e Altiero Spinelli e donne straordinarie come Ada Rossi, Ada Prospero vedova Gobetti. Il quadro che se ne riceve è assai utile per definire a 70 anni dalla fine della Seconda guerra mondiale quanto grado di sacrificio vi fu in chi, giovane o maturo che fosse, concesse alla sintesi fra libertà e giustizia il massimo della intensità esistenziale. Uno sprezzo del pericolo che non era lo sciupare la propria vita, se mai il contrario. La continuità fra un Primo ed un Secondo Risorgimento praticato prima nelle coscienze di minoranze e poi diventato patrimonio di tanti anche se non sempre con lo spessore interiore capace di tradurre in scelte radicali e definitive anche di tipo esistenziale. Per queste ragioni e per il valore attibuito alla Repubblica il libro di Cimiotta si iscrive nel solco della migliore pubblicistica al servizio di quelle aspirazioni che travalicano le urne, i sepolcri, gli stessi luoghi delle memorie.

Cimiotta è stato un dirigente nazionale della Fiap, Federazione Italiana AssociazionI Partigiane che raccolse i reduci soprattutto delle formazioni militari partigiane delle Brigate Matteotti, Mazzini e di Giustizia e Libertà che ebbero un ruolo assai rilevante nella Lotta di liberazione nazionale, oltre che essere un socio della Mazziniana.

Energie Nove

La «rigenerazione» dell’Italia e la politica del primo dopoguerra. Gli anni di «Energie nove»