Socialismo liberale – Carlo Rosselli
Il libro apparve per la prima volta a Parigi nel 1930 e, in realtà, pone una questione ancora oggi aperta, finito il Novecento, nel dibattito politico, non solo nazionale: come conciliare, in un contesto economicamente efficiente, libertà individuale e giustizia sociale.
Il punto centrale della risposta offerta dal Socialismo liberale di Rosselli è Marx ed il superamento del suo pensiero. Il saggio, infatti, parte proprio da una sintesi del pensiero marxista e dei diversi revisionismi – considerati altrettanto inadeguati – cui vengono dedicati i primi quattro capitoli. Il quinto capitolo è quello nodale che ha per titolo, infatti, Il superamento del marxismo. Come lo stesso autore precisa, non si tratta di ritornare a concezioni ingenue del socialismo, ma di dare a Marx il giusto ruolo nell’ambito del pensiero politico, quello che, ad esempio, Kant occupa nel pensiero filosofico. Quanto al superamento, la chiave di volta sta nel riaffermare la supremazia dei fini su quella dei mezzi. «Lo storicismo e l’utopismo di Marx gli fanno teorizzare il mezzo – la socializzazione – e dispregiare il fine – l’umanità. (…) Il socialismo, più che uno stato esteriore da realizzare, è, per il singolo, un programma di vita da realizzare».
Nel sesto capitolo arriva la proposta del socialismo liberale: «Ormai la tendenza è (…) in favore di forme di conduzione per quanto possibile autonome, sciolte, correlative ai vari tipi di imprese, che ne rispettino le tanto varie esigenze: forme municipali, cooperative, sindacali, forme miste, con innesto dell’interesse generale sul particolare, forme individuali e familiari, a seconda delle tradizioni, della tecnica, dell’ambiente, ecc. Dello stato industriale, agricoltore, commerciante, tutti hanno uno scarso concetto (…)».
Il modello di socialismo che propone nel capitolo VIII prende a modello il laburismo inglese, perché antimarxista, antiideologico, federativo, come pensiero; l’esperienza del self-government americano, come azione.
Un capitolo a parte è quello dedicato alla Lotta per la libertà nel quale Rosselli si fa carico di rinnovare la memoria e l’insegnamento laico di Gobetti. In particolare, ne riprende la profonda analisi del fascismo e ne rinnova la grande intuizione che il problema principale in Italia è quello della libertà e che per la prima volta nella nostra storia questo nodo – la rivendicazione dei diritti fondamentali dell’individuo e del principio dell’autogoverno – si è posto e si pone ancora come problema di un intero popolo e non solo di una ristretta setta di iniziati.
La modernità del pensiero di Rosselli e di tutto il filone del socialismo liberale sta nella sua “liquidità” rispetto ad una società che si coglie già estremamente complessa e stratificata, «in un mondo in continua vertiginosa trasformazione». Un pensiero politico così attuale, senza alcuna affermazione di stile, da aver lasciato tracce feconde nelle riflessioni di John Rawls e in tempi ancora più recenti di Amartya Sen, nel più ampio dibattito sulla Democrazia del futuro, tutta da riscrivere, tanto nei contenuti, quanto nelle formule.